La PASSIONE si SENTE ...

Avevo 10 anni quando andavo al "prato".

Così veniva chiamato il parchetto in fondo alla strada dove abitavo a Precotto. Ai tempi non sapevo che Precotto era solo un quartiere di Milano, ero convinto che fosse una città stupefacente!

Al "prato" ci si incontrava quasi ogni giorno per sfidarci ad una partita di calcio che durava tutto il pomeriggio. C'erano ragazzini di varie età provenienti dai cortili del vicinato ed è proprio lì che ho visto per la prima volta Pietro Di Nicolò e i suoi fratelli. Per anni mi sono chiesto quanti fossero, formavano solo loro una squadra completa. Chi l'avrebbe mai detto che dopo tantissimi anni quel ragazzino basso come me, che correva sulla fascia opposta alla mia, potesse ancora far parte delle mie memorie e della mia rubrica telefonica.

Al "prato" c'erano tre campi da calcio.

Il primo era tutto di terra e sassi, quasi sempre fangoso. Paludoso a tal punto che invece di giocarci a calcio si passava il tempo a contare i girini e le rane. Le due porte, per me gigantesche, erano così sgangherate da esser più pericolose delle siringhe che ogni tanto si trovavano infilate nel legno. Mi sono chiesto per anni chi fossero quei ragazzi che si divertivano a giocare a freccette invece che a pallone come tutti noi.

Il secondo era un pratone con cespugli spettinati e merde di cane sparse e ben nascoste. Era lì che ci piaceva giocare. Quell'erbetta ci faceva sognare e ci faceva sperare in un inafferrabile futuro calcistico. Come quei due ragazzi più grandi, che pochi anni prima erano stati anche loro qui al "prato" a correre e che ora giocavano in una squadra a strisce azzurre e nere. Solo pochi anni dopo ho saputo che si trattava di Nazzareno Canuti e Carletto Donetti, ma chi se ne fregava...la cosa bella era che anche loro, come me, avevano schiacciato con i loro tacchetti la stessa merda e la stessa erbetta.

Ai tempi io ero uno dei più piccoli, non solo di età ma anche di altezza. Per mia fortuna però ero veloce e con un bel sinistro potente. Fu grazie a queste mie caratteristiche, costruite con gioia delle mie ginocchia nel cortile di cemento di casa mia, che venivo sempre scelto a "bim bum bam" dai più grandi e, cosa per me quasi più importante, mai per ultimo. E' stato grazie a queste cose che fin da piccolo mi sentivo sicuro delle mie capacità e incurante delle prese in giro per la mia bassa statura!

In ogni caso....quante corse e quanti graffi sui "ginocchi", come cantava Bennato, in quel "prato" in fondo alla strada!

Il terzo era il campo del GS VILLA: la squadra di calcio più famosa del quartiere. Recintato da inferriate e da un muro alto appartenente ad una chiesa e ad un capannone c'era un vero campo da calcio dove si vedeva giocare il "vero calcio"; non quello degli oratori, non quello inventato con due cartelle buttate per terra per segnare le porte, lì si faceva il fuorigioco e si giocava undici contro undici con magliette addirittura sponsorizzate.

Quante partite del Villa ho visto di nascosto e ancora non so spiegarmi perché mi nascondessi. Mi sembra ancora di vedere i fratelli Bruschini correre tra gli avversari. E pensare che Antonio, il più grande dei due, era stato anche mio compagno di classe alle elementari e per anni mi continuava a dire di fare un cosiddetto "provino" al GS VILLA, o mal che vada di andare a farlo al Dindelli o al Crespi. Probabilmente Antonio aveva già visto delle potenzialità in me che io non avevo ancora scoperto. Il problema fondamentalmente era che io non sapevo nemmeno dove fossero il Dindelli e il Crespi e mio padre, che sarebbe stato l'unico a potermi aiutare, non era tipo da portarmi a fare una selezione per una qualsiasi squadra di calcio. A quei tempi mi sarebbe piaciuto solamente passare dalla maglietta bagnata di sudore dell' Upim a quella bianco nera che guardavo appeso sul muretto di cemento armato dei giovani del GS VILLA. Quante volte mi sono immaginato a correre sulla fascia sinistra accanto al pericolosissimo muro di confine del campo. Non so ancora se sono diventato juventino per quella maglietta o per mio padre che adorava Scirea e mi parlava sempre di Sivori. In ogni caso a me piaceva Bettega!

Abbandonata l'idea di andar a giocare nel GS VILLA, mi sono ritrovato a giocare in oratorio a sette nell'eroico PRECOTTO per tanti anni (ma questa è un'altra storia). Quello che posso dirvi è che qui ho trovato uno dei miei migliori amici di sempre Andrea Faranda, con il quale ho condiviso tutti gli anni di calcio della mia "carriera" calcistica. Con lui ho vissuto anni splendidi pieni di vittorie, amicizie, sconfitte e partite mitiche. Come Holly e Benji io tiravo i rigori e lui parava i rigori. Che gran portiere Andrea. Per me era meglio anche di Zoff. Il tempo passava e iniziarono le superiori ma la mia vita calcistica non finiva mai... Tutte le domeniche mattina nel PRECOTTO con gli amici di sempre e il sabato mattina nell'aziendale alla intrepida NIVEA. Si perché nel frattempo, questo piccolo furetto mancino, era stato arruolato da amici molto più grandi a giocare in quei tornei paralleli pieni di ragazzi adulti che non vogliono appendere mai le scarpe al chiodo. L'unico problema era che da studente al sabato dovevo andare a scuola. Avevo solo una soluzione...bigiare. E così facevo! Marinavo la scuola di nascosto dicendo ai miei che al sabato avevamo ginnastica e che il professore ci faceva giocare a calcio. Che carini i miei genitori, hanno sempre fatto finta di non saperlo, ma mio padre veniva di nascosto a vedermi bestemmiando e imprecando contro gli arbitri. Nel frattempo, come giusto che fosse, i miei risultati scolastici non erano dei più rassicuranti.

Perché vi racconto del Precotto e della Nivea...perché lì arrivò un allenatore molto importante al quale voglio ancora un sacco di bene: Renzo Bartoccetti!! Fu lui che mi volle al GS VILLA insieme ad Andrea e fu lui che mi fece indossare per la prima volta quella vituperata maglietta bianco nera. E indovinate ? in quegli anni chi c'era al GS VILLA ? Pietro Di Nicolò il mio amico del campetto di calcio in fondo alla strada, finalmente ancora assieme a correre in parallelo come al "prato".

Al GS VILLA ho raggiunto il mio apice calcistico. Per voi sarà una cazzata ma per me è stata una delle esperienze più belle della mia vita.

Come non citare le mie quattro partite del cuore al GS VILLA?!!

La prima, contro la Novese... lì un certo Gaetano Mineo, attaccante degli avversari, ci fece impazzire e per un pelo non ci fece promuovere in prima categoria. Per fortuna i nostri rivali ciccarono la loro partita mandandoci direttamente alla nostra "Premier League".

La seconda, nella Brianza alcolica sul campo della Lentatese... il maledetto attaccante che ci fece impazzire fu comprato dal GS VILLA ed ora giocava con noi in attacco, facendo coppia alternativamente con il goleador Marco Ceresetti e il fulmine Massimiliano Losardo. Lì ho assistito alla rissa calcistica più incredibile e paurosa e, pensate, si scatenò per colpa mia! Per fortuna a difendermi arrivò Gaetano, il vichingo della Norvegia del Sud, che picchiò tutti mettendosi tra me e il resto della popolazione di Lentate. Devo ammettere che non ricordo esattamente cosa avessi combinato...ma sicuramente avevo ragione!

La terza, contro il Leone XIII... pochi sanno che gli avversari io li conoscevo quasi tutti. Erano miei amici da anni (soprattutto Vittorio Franzetti che aveva il numero 7 in onore di Francesco De Gregori) con i quali trascorrevo l' estate in montagna. Abbiamo vinto ed io ho segnato atterrando tre dei miei amici con uno scatto e due dribbling dentro l'area, come se giocassi ancora a "porticine" in oratorio. Che soddisfazione! Ancora oggi li prendo per il culo quando li incontro.

La quarta contro il Lissone... Campo meraviglioso, tutta erbetta fine fine...sembrava muschio. Peccato che io avessi una caviglia mezza rotta; il giorno prima mi ero fatto male giocando con gli amici ma nessuno lo sapeva tranne Andrea Faranda. Mi feci una fasciatura particolare grazie ai suggerimenti di Massimiliano Losardo (probabilmente sono stato il suo primo cliente dato che ora fa il fisioterapista) e giocai tutta la partita da terzino sinistro; feci forse la mia partita perfetta.

Ancora ricordo la mia sovrapposizione sulla fascia per creare spazio a Massimiliano Losardo che alzando la testa vide Marco Ceresetti in mezzo all'area avversaria e chiamandolo "CEREEEE!!!" gli fece il cross perfetto per lo stacco perfetto e per la vittoria perfetta!

Per colpa di quella sovrapposizione, da quel giorno, il Mister Massimo Lombardo mi fece giocare da terzino fluidificante, sostenendo che dovessi giocare alla Di Chiara del Parma. Mannaggia mi ero fregato con le mie stesse mani (o forse è meglio dire con i miei stessi piedi). A dirla tutta, se non avessi accettato quel ruolo la panchina sarebbe stata la mia compagna ufficiale. Là davanti a me c'erano compagni di squadra molto più forti e completi di me; era giusto così, e in ogni caso mi sono divertito lo stesso.

La mia avventura al GS VILLA finì con un doppio torneo serale dove eravamo sicuri di far bella figura e magari anche di vincere. Il mio ginocchio uscì dal suo asse naturale forzando i tendini della mia rotula; mi lasciò per terra tra lacrime amare e sguardi spaventati dei miei amici. Non vi ho mai ringraziato per essermi stati vicini in quei momenti paurosi... GRAZIE A TUTTI VOI.

Ma siamo ancora qui a parlarne e questa è la cosa più importante.

Ciao a tutti

Pier Paolo Sissa

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